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Sergio Raffaelli studioso di Panzini

di Alberto Raffaelli

L’attenzione di Sergio Raffaelli attorno alla figura di Alfredo Panzini ha approfondito alcuni aspetti della sua attività, adoperando materiali archivistici inediti e rari e contribuendo a chiarire il profilo dell’integrazione e dell’allineamento dello scrittore nella politica linguistica e culturale del fascismo.

Di rilievo appare la consistenza dell’apporto al Dizionario moderno di Mussolini che – sulla scorta di una duratura affinità con lo scrittore – diede all’arricchimento lessicale della settima edizione (1935) un proprio “ancillare” contributo, esteso nel triennio precedente l’uscita. Fu tramite l’Accademia d’Italia che a Panzini – membro di essa dal 1929 – il Duce fece pervenire oltre una ventina di proposte, quasi tutte destinate ad essere accolte (la prima fu la voce camionale per camionabile). La scarsa visibilità della collaborazione motivò forse la tiepidezza con cui Mussolini accolse la nuova uscita dell’opera, alla cui ottava edizione postuma non partecipò, malgrado l’invito ricevuto.

La stessa Accademia fu la sede in cui Panzini – che vi godeva d’indiscussa autorità – esercitò consulenze lessicografiche, caratterizzandosi per pareri improntati “a un conciliante purismo di tradizione otto-novecentesca, spruzzato appena degli umori politici prodotti dall’ideologia fascista”. Ebbe modo in più occasioni di dichiararsi favorevole “ad accogliere il libero scambio delle parole”, con però l’importante precisazione che rispondessero “ad una necessità”: se non sarebbero state “le cento o le mille parole straniere, le povere untorelle che spianteranno la lingua italiana”, era “non conforme a dignità valersi di quelle parole che hanno il corrispondente” nell’idioma nazionale (così come si dichiarava spaventato dal continuo apparire di “modi che saranno anche nostrani, ma creati ad arbitrio: parole oscillanti, imprecise, astratte”).

Panzini invece partecipò assai poco alle imprese lessicografiche dell’Accademia. Malgrado un entusiasmo iniziale manifestato per il Dizionario di marina medievale e moderno (uscito poi nel 1937), presto cominciò a disinteressarsene, forse gravato dall’impegno del suo Dizionario. La stessa motivazione dovettero spingerlo a declinare l’invito a dirigere con Giulio Bertoni l’allestimento del Vocabolario della lingua italiana (di cui uscì solo il primo volume, A-C, nel 1941), commissionato da Mussolini nel 1934.

Le carte d’archivio portano poi alla luce un episodio incentrato nuovamente sul rapporto tra Panzini e il Duce, svoltosi sempre nel contesto dell’Accademia d’Italia. Nella primavera del 1931 essa infatti ricevette dal governo l’incarico di redigere delle iscrizioni latine sulle tabelle marmoree poste ad ornamento del Ponte del Littorio (all’epoca di recente costruzione, e ribattezzato alla Liberazione Ponte Matteotti in omaggio al luogo in cui il deputato fu rapito nel 1924). Mussolini – in quell’occasione come durante un po’ l’intera sua dittatura assai attento alle iniziative culturali e monumentali – non fu soddisfatto delle quattro frasi allestite inizialmente dal grecista Ettore Romagnoli. L’Accademia incaricò perciò Panzini, il quale stilò in due diversi invii tra estate e inverno del 1931-1932 ben sei proposte, di cui due incontrarono l’approvazione dell’illustre committente.

Tale compito – incentrato sulla formulazione di frasi pregnanti e incisive – diede senz’altro occasione a Panzini di mettere a frutto le proprie competenze sia di revisore cinematografico (mansione svolta tra il 1920 e il 1923) sia di “titolista”, ovvero di estensore di didascalie per film muti, attività da lui esercitata in una collaborazione come quella a Gli ultimi giorni di Pompei di Carmine Gallone e Amleto Palermi (1926). In esse allentò la dipendenza dal modello – all’epoca ancora molto prestigioso – di Cabiria, kolossal del 1914 che si era avvalso del contributo di Gabriele D’Annunzio. Il saggio del 1994 fornisce un’analisi esemplare per la disamina del rapporto tra immagine e parola nei film muti, a partire dalla distinzione tra didascalie espositivo-esplicative e dialogiche come pure dalle osservazioni in merito all’impatto della componente verbale sia in rapporto allo scorrimento concreto delle immagini, sia al racconto veicolato tramite esse.

Bibliografia

Sergio Raffaelli, Neologismi del Duce. Panzini, il “Dizionario moderno” e Mussolini, in Studi di storia della lingua italiana offerti a Ghino Ghinassi, a cura di Paolo Bongrani, Andrea Dardi, Massimo Fanfani e Riccardo Tesi, Firenze, Le Lettere, 2001, pp. 413-433. 

La vicenda dei neologismi a corso forzoso nell’Accademia d’Italia, in Che fine fanno i neologismi? A cento anni dalla pubblicazione del “Dizionario moderno” di Alfredo Panzini, a cura di Giovanni Adamo e Valeria della Valle, Firenze, Olschki, 2006, pp. 91-104.

Alfredo Panzini epigrafista, in Filologia antica e moderna. Due giornate di studio su “Tradizione e critica dei testi” (Arcavacata di Rende [Cosenza], 16-17 novembre 1995), a cura di Amneris Roselli, Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino, 1997, pp. 161-172. 

Didascalie tra vecchio e nuovo, in Gli ultimi giorni di Pompei, a cura di Riccardo Redi, Napoli, Electa, 1994, pp. 85-95 (poi col titolo Alfredo Panzini titolista per “Gli ultimi giorni di Pompei”, in Idem, L’italiano nel cinema muto, Firenze, Cesati, 2003, pp. 133-148).

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