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La storia

La famiglia Panzini già dagli ultimi anni del 1800 affitta una piccola casetta, non lontana dalla duna marina, dove trascorrere le vacanze estive. Panzini si innamora subito della pace e della tranquillità che regnava su questa landa deserta, frequentata da pochi turisti nella stagione estiva. 

Panzini aveva come unici introiti gli stipendi suo e di sua moglie e tre figli piccoli da crescere, ma già da qualche tempo, anche dopo la vendita del podere di Coriano, aveva confidato al figlio maggiore, Emilio, il desiderio di acquistare, in zona Cagnona, un terreno per edificarvi una casetta tutta loro, dove venire a trascorrere le vacanze estive.

Nel 1901 decide di acquistare un terreno di proprietà della signora Elisa Trenthard, vedova Mayer, subito a monte della linea ferroviaria, da cui si vedeva l’azzurro del mare.
Come per il resto del territorio bellariese, la nuova proprietà di Panzini non aveva l’accesso alla battigia, per cui in data 31 ottobre 1906 rivolse domanda al ministero della Marina per ottenere la cessione di una striscia di terreno come libero e pieno accesso al battente del mare dalla sua proprietà situata a monte della via ferrata.

Nel 1905 ha inizio la costruzione della villa e ne affida i lavori al muratore Elia Semprini di Savignano e la sorveglianza a Ruggero Stramigioli, che lo tiene informato sull’andamento dell’opera. 
Già nel giugno 1906 i lavori sono a buon punto e con una lettera del 13 giugno di quell’anno, Stramigioli così scrive al Prof. Panzini (Via S. Valeria, 3 – Milano):

Egregio Professore,

Non ho potuto ieri stesso riscontrare l’ultima sua per la necessità di attingere da varie parti le informazioni per le notizie richieste.
 Ed ora eccomi ai suoi quesiti:

Non appena giungerà la pompa la farò trasportare dal colono. Quanto al falegname, il Semprini mi assicura che quello che ha coperto il tetto è poco capace. Il suggesto poi dovendosi fare in legno duro, non essendo abbastanza resistente l’abete, sarà bene attendere la sua venuta sia per la spesa sia perché non riesca troppo pesante. Intanto io parlerò con qualche falegname e stabilirò i preliminari. Del resto per ora nessuna necessità d’innaffiare.

Ho già parlato per lo svincolo dei letti e, non appena giungeranno da Legnano, saranno collocati com’ella desidera.

La masserizia, che sarà spedita da Milano, sarà pure messa a posto.

Ieri sera Gobbi mi assicurò che per domenica prossima tutto sarà sistemato. Anzi mi aggiunse che per domani avrà con sé un altro pittore che completerà l’esterno. Io gli ho confermato la sua venuta per domenica prossima.

Gli stipiti delle bussole saranno fatti a tempera.

Prevedo molto prossime altre richieste di danaro; ma io mi limiterò a somme minime. Epperò io ritengo che il lavoro fatto valga di più del danaro dato al Gobbi.

Per sistemare il lavoro di rinterro a monte occorre far prima il pozzo nero e la volticella superiore; costruzioni già iniziate. Prevedevo di non essermi bene spiegato, ma il lavoro non si può fare diversamente.

Sabato sarà qui il falegname per sistemare gl’infissi e porre i vetri; al principio della prossima settimana darà la vernice.

Le piante ministeriali crescono molto lentamente.

Il foro da farsi nel pozzo per introdurvi il tubo della pompa sarà fatto alla sua venuta essendo un lavoro da nulla.

Il giro di mattoni intorno al pozzo non è stato fatto sicché è rimasto senza parapetto. Il Semprini mi dice che se lo vuole lo farà alla sua venuta. La rotella non è stata comprata; il ferro per attinger l’acqua è già stato collocato.

Per la sua venuta saranno poste le piastrelle in doppio giro intorno al secchiaio.

La casa è abbastanza asciutta, ma non può essere abitata se prima non si è chiesto al Sindaco e quindi ottenuto il permesso d’abitazione. Ma come chiedere ora tale permesso se i lavori non sono ancora ultimati? E’ necessario attendere qualche giorno.

Semprini ha messo i barbacani e i chiodi.

Guidi ha ritirato le terrecotte rimaste.

Delle colature, Semprini non mi ha fatto nessuna domanda; egli le metterà quello che si pagano comunemente.

Ieri sera scrissi un biglietto al fattore Celli per l’acquisto dell’asino e stamattina Guidi si è recato alla fiera a Gatteo e ha comprato una bella somarella. Costo £. 700. Il trasporto delle colature lo potrà fare Guidi, tanto più che, avendo i carrettieri costituita la lega, hanno pretese esagerate.

I muratori per la costruzione della casa colonica non sono stati fissati, ma il Semprini mi ha assicurato che ce ne sono sempre a disposizione.

L’uva va benissimo.

Il Sig. Cicognani non è ancora venuto. Ritengo di avere così risposto, se non esaurientemente almeno bastantemente perché ella possa farsi un concetto di come si trovano le cose.
Distinti ossequi alla Signora e con stima mi creda suo Dev.mo ed aff.mo amico
R. Stramigioli

Bellaria, 13 giugno 1906


Proprietario dei terreni a mare della ferrovia era il Colonnello Gustavo Calletti col quale nasce un contenzioso per i confini che si trascina per diverso tempo. Per le trattative, il Panzini si è servito dell’Avvocato Pugliesi di Roma e del mediatore Ruggero Stramigioli, mentre il Calletti si è affidato all’avvocato Turchi di Savignano.

La diatriba si risolve solo nel settembre 1909, dopo un voluminoso scambio di lettere fra i due avvocati, fra Panzini e Calletti, fra Panzini e Stramigioli e tra quest’ultimo e gli avvocati. L’ultimo atto della vicenda è questo biglietto di Calletti a Panzini in data 16/9/1909:

Bellaria, 16/9/1909

Gent.mo Professore, 

Le ritorno il verbale debitamente firmato unendo pure una copia per me, onde Ella voglia apporvi la firma che farà poi tenere allo Stanzani, Lugaresi e Urbani per le firme di testimonianza, per essere in piena regola.

Con stima


Dev.mo Suo G. Calletti


Fra le carte di Panzini è presente una ricevuta rilasciata dal muratore Semprini per la costruzione del villino in data 8 luglio 1907 (mano d’opera):



Savignano. lì 8 Luglio 1907


Io sottoscritto Elia Semprini ricevo in conto dall’amministratore del villino costruito per il Sig. Prof. Alfredo Panzini, l’assegno bancario (Banca d’Italia) N. 1004886 data 20 Giugno 1907 Milano, per la somma di lire cinquecento (500) che con le altre seimila ricevute fanno la somma di £. 6.500.


Elia Semprini

(nota a margine di Panzini, in rosso)


Avere di Semprini Elia (Prezzo del villino) £. 7.586

Avute da me £. 7.500

1 Feb. 1908
Residuo avere £. 86



Per la costruzione della villa di Bellaria, Panzini ha firmato diverse cambiali e si è impegnato con una banca riminese; debiti che onorerà negli anni successivi; di ciò si trovano tracce nella sua corrispondenza dagli anni 1907 al 1910.



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