Antonio Baldini

Antonio Baldini (Roma 1889-1962) iniziò a collaborare a "La Voce" nel 1912 e in seguito fu tra i più significativi esponenti de "La Ronda". Collaboratore de "La Tribuna" e del "Corriere della sera", dal 1931 fu redattore e, per trent’anni quasi unico compilatore della "Nuova Antologia". Salti di gomitolo, pubblicato nel 1924, è il suo titolo più noto.
Presso la Biblioteca comunale di Santarcangelo è custodito dal 1972 il “fondo Antonio Baldini”, frutto della cospicua donazione della figlia al Comune. Fra i tanti libri, manoscritti, ritagli di giornali, bozze di stampa, disegni, stampe e carte geografiche, è notevole il materiale relativo ad Alfredo Panzini.
 
“Dagli scrittori come scrittore, e dalle scrittrici, anche come uomo, non fu mai stimato un essere "pericoloso". Non già ch’egli fosse, fisicamente, uomo da buttar via! Solidamente piantato, eretto sulla persona fino ad età ben avanzata, nella sua chiara onesta faccia gli occhi azzurri avevano una luce rinfrancante. Né è da dire che le donne non lo interessassero; ma forse proprio perché lo interessavano troppo, sempre, e tante, egli mancò di quella facile e impudente intraprendenza (quando non guasti) accomoda tutto per la via più spiccia.
Uno dei più graziosi ricordi di vita letteraria io l’ho d’una scampagnata fatta nel fuoriporta romano in compagnia di Panzini, del suo editore e d’una scrittrice che, vent’anni prima, si diceva essere stata bellissima, piacentissima, biondissima e spiritosissima. Posammo sotto il pergolato d’una osteria e fu lì, davanti ai litri del biondo Frascati, che, lasciandosi andare tra patetico e burlevole sull’onda dei ricordi del suo buon tempo milanese, Panzini finì con lo scoprire certe vecchie batterie: come e quanto cioè la nostra compagna di gita gli fosse allora piaciuta e come e quanto nel suo segreto l’avesse un giorno sospirata e desiderata. Madama, ascoltando, faceva certe sue risatine tentennando il capo e, con un lampo negli occhi che la ringiovaniva di tutti quei vent’anni intercorsi, se lo stava a guardare con un affettuoso ironico compatimento. E quando il vecchio amico ebbe finito di confessarsi, “Ma caro Panzini” ella disse, “chi vuol cogliere qualche frutto bisogna almeno che faccia un piccolo sforzo per salire sull’albero!”.
Panzini aprì la bocca per rispondere, ma tacque avvilito. E non trovò di meglio ch’empirsi il bicchiere, e beverci sopra.”
 
(Tratto da: Antonio Baldini, Buoni incontri d’Italia, ne Il libro dei buoni incontri di guerra e di pace, Sansoni, Firenze, 1953).
 
Così, invece, Antonio Baldini descrive Alfredo Panzini alla Fiera di Santarcangelo:
"… Tra il mugghio e lo scampanio dei bovini, i nitriti, i belati, le strida e l'urlo degli imbonitori e la cantilena dei cantastorie, lo rivedo solido, dritto, quadrato, col viso incendiato dal gran sole di mesi e mesi di campagna, con un pastrano grigioverde dal bavero di gatto, il bastone sotto il braccio, il sigaro tra le labbra, che con un mozzicone di matita tira le somme sopra un taccuino, tra vendite e compere della mattinata…"